giovedì 12 gennaio 2012

Pendolari in amore

   Quando una vena prende il sopravvento sulle altre non si può fare a meno di seguirla.
   Sarà perché ho degli scatti di fuffosità, o magari perché è già da un bel po’ che non mi immergo in un qualsiasi fatato mondo rosa (credo che l’ultima volta sia stato con “Twilight” e dopo l’iniziale cieca emozione ho capito che c’era qualcosa che non andava in un vampiro che brilla); comunque sia tutta questa assenza di rose rosate mi ha portato in una sezione di EFP che non frequento spesso: le originali romantiche.
   Già di mio non leggo tantissime originali, e trovo molte di quelle romantiche un po’ troppo… non frivole, ma più adatte ad un pubblico di teenagers.
   Per saltare a pié pari il problema di ritrovarmi con un sacco di storie piene di errori grammaticali e fusti tenebrosi ho deciso di affidarmi al buon senso comune, e ho scelto un’autrice del fandom molto rinomata. Parliamo della donna che ha sfornato almeno millemila storie in un petosecondo, che ha fatto venire attacchi di cuore anche alle più vissute lettrici, e che ha incantato con i suoi personaggi così umani. Ebbene sì, parliamo di fallsofarc.

   C’è una vasta scelta di storie nell’account di fallsofarc, e quando decisi di sceglierne una mi ritrovai più nei guai del previsto. Inizialmente optai per “Lezioni di seduzione”, perché era la più popolare, ma dopo qualche capitolo smisi perché mi sono rotta dei 'belli e dannati', anche se poi si scopre che hanno un cuore d’oro, sono timidi, e che da bambini erano cicciosi e brufolosi. Così ho trovato qualcosa che sembrava più alla mia portata, qualcosa che avrei potuto apprezzare meglio.
   Per una che ha fatto la pendolare per anni e che continuerà a preferire l’autobus alla macchina perché così può ficcarsi le cuffie nelle orecchie ed estraniarsi dal resto del mondo, Linea 97 è un sogno. Un sogno ad occhi aperti puntati sullo schermo.
   All’inizio mi ha colpita di più la trama, perché un misterioso ragazzo con il cappuccio calato sulla testa è intrigantissimo! L’inizio della narrazione è facile da seguire, logico e quasi ovvio: due anime sole che ogni giorno si sfiorano su un autobus e un bel dì succede qualcosa di inaspettato e, track! ...facile da intuire no? Si scontrano. Cominciano a parlarsi, a conoscersi, a piacersi. La tensione rimane alta per parecchi capitoli mentre scopriamo sempre più cose sui protagonisti. Danielle, introversa e chiusa in sé stessa, e Peter, perennemente con il cappuccio sulla testa, che cosa avrà da nascondere? La voglia di soddisfare proprio questa domanda ci fa correre fino al capitolo rivelatore, nel quale Peter scopre (involontariamente) la cicatrice che gli deturpa metà corpo.
   Dopo questa rivelazione, che  in sostanza mi è parsa la più grande di tutta la storia, anche se l'autrice ne infila altre qua e là che però non hanno la stessa emozione, purtroppo la vicenda perde un po’ della sua dinamicità. C’è un continuo tira e molla fra Peter e Danielle, uno schema che diventa ripetitivo: tutti sono allegri, Peter dice qualcosa di stupido, Danielle si risente, momento di disperazione collettiva, poi chiacchiera a cuore aperto e successiva riconciliazione. Fine del cerchio che però è in perpetuo movimento, e ricomincerà con lo stesso programma fra qualche capitolo.
   La storia si risolleva, con mia grande allegria, verso la fine, quando tutto sembra andare a scatafascio. Scusate il francesismo ma, a questo punto, sono cazzi! Danielle è davanti a una scelta, è di fronte a quel dannato bivio che non si sa mai da che parte porterà, e chi di noi non lo ha mai sperimentato? Il classico “O una cosa o l’altra”, entrambe hanno punti pro e contro.
   Solitamente i finali non scontati sono quelli che amo di più, e questo non mi ha colta del tutto di sorpresa, però ci sono alcuni elementi che lo rendono veritiero, non la solita favoletta che finisce con il “E vissero felici e contenti”. Danielle e Peter hanno vissuto e faticato negli anni che l’autrice non ci ha descritto, preferendo un salto in avanti nel tempo, e anche se il fatto che si sposano fa tanto Disney ci sono elementi che ci fanno supporre anche una buona dose di vita vera per loro.

   Per quanto riguarda lo stile, assolutamente adatto alla storia: leggero, scorrevole, mai pesante, intrspezione quant basta per conoscere i personaggi.
   L'unica cosa che mi ha dato fastidio sono stati i dialoghi, per i quali sono molto pignola. Nessun ragazzo di oggi usa più certe espressioni, troppo costruite, troppo da libro stampato.

   Come sempre sono nemica dei protagonisti, che in questa storia sono un tantino stereotipati, e infatti il mio personaggio preferito è la matrigna, Janis. Semplicemente è il prototipo della matrigna cattiva, è antipatica, pigra, falsa e fa apparire Danielle ancora più sola e disperata (e insopportabilmente vittimista). Che cosa c'è di più stereotipato di questo? Non ci sono cambiamenti nelle matrigne fin da quando è uscito Biancaneve. Quindi perché mi piace tanto Janis? Il fatto è che all’improvviso, quando pensiamo di averla inquadrata, viene svelato un lato diverso del suo carattere, un lato sensibile che, matrigne o no, tutti abbiamo. In questo modo il personaggio è davvero a tutto tondo.

   In conclusione “Linea 97” è una storia che definisco godibile, anche con tutti i cliché del caso è piacevole e non sempre risulta scontata come potrebbe sembrare dalla mia cinica recensione (abbiate pazienza, anche io ho un cuore ma il Natale mi ha succhiato via le ultime stille di bontà, per di più ho finito la storia diverse settimane fa e adesso ragiono a mente fredda e calcolatrice).
   Se vi va di immergervi in una storia romantica e dolce, dimenticare per un po’ tutto quel che vi circonda, ed essere certi che tutti vivano felici e contenti, fallsofarc ha preparato per voi la storia adatta. Possibilmente gustatela prima di fare dei viaggi in autobus.

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