mercoledì 18 gennaio 2012

Uomo, animale disordinato

   Ho scoperto questo libro per caso e ho atteso di comprarlo per mesi interi, perché prima non lo trovavo più, poi non avevo tempo per leggere neanche la scatola dei cereali al mattino (sì, lo faccio, a volte me ne vergogno) e poi è arrivato miracolosamente il Natale, e con lui tutte le promesse del “te lo regalo per Natale”, che mi hanno fatto aspettare fino al 25 di Dicembre per avere quel maledetto libro fra le mani.
   Ecco, a saperlo in anticipo, non mi sarei agitata tanto.


   Mamma mia, è da un po’ che non leggo un libro e quando lo finisco sono invasa da un orgasmo da fine lettura. Non è qualcosa da malati, ve lo giuro, è più una soddisfazione insieme mentale e fisica, anche se in effetti quando termino un libro di solito sono sdraiata sul divano, e di fisico c’è ben poco. Ecco, la parte fisica arriva quando il libro mi è davvero piaciuto, è raro che accada…
   Orgasmi a parte, Bianconi ha sempre scritto dei testi che mi sono sempre piaciuti moltissimo, e anche sentirlo cantare mi piace. Insomma, tutta la sua figura mi piace, ha il fascino dell’intellettualoide sexy (che con alte probabilità strozzerei appena dopo mezz’ora di conversazione perché non lo sopporto più, perché un pelo pessimista mi sembra). Credevo che leggere addirittura un libro intero scritto da lui mi avrebbe fatta sentire ancora meglio di come mi sento quando ascolto i Baustelle. Avevo letto critiche negative, è vero, ma non ho voluto crederci perché, in genere, io non credo alle critiche, io aspetto di leggere e poi decido. Anche questa volta ho tirato avanti, ma devo ammettere che gli altri avevano ragione.
   Non so come altro definire questo libro se non disordinato. Il che è un vero peccato perché sia la trama che lo stile non erano male.
   Oddio, be’, come trama forse non siamo proprio a livelli straordinari, nel senso che, se dovessi dire di cosa parla “Il regno animale” o farei scena muta o direi semplicemente «una porzione di vita milanese». Non ci sono avvenimenti eclatanti, e anche se non è detto che debbano esserci per forza per costruire un buon libro, ci sono autori che riescono a trasformare un nulla in qualcosa di emozionante. Bianconi ha scritto una storia che sembra andare alla deriva, senza sapere dove ci porterà, e che alla fine non ci porta effettivamente da nessuna parte. Per essere un nulla è leggibile, mettiamola così.
   Lo stile invece mi è piaciuto un po’ di più. Scorrevole, semplice, affatto pretenzioso, e descrizioni e aneddoti narrati in modo bellissimo. Non saprei dire esattamente il perché mi siano piaciute certe caratteristiche dello stile di Bianconi, così come non saprei dire esattamente come mai le sue canzoni mi piacciono tanto.


   La parte dolente e incriminante del libro: disordinato.
   Se prima avessi sentito qualcuno dire che un libro è disordinato lo avrei guardato storto e pensato che parla a vanvera per fare il figo. Ma ora… ora lo dico io, e ci credo fermamente.
   Che cosa significa che un libro è disordinato? Ecco, “Il regno animale” ha come protagonista Alberto, un giornalista free lance che si trasferisce per lavoro a Milano. Il primo capitolo è narrato in prima persona dal suo punto di vista, il secondo da quello di una sua fidanzata. Se lo schema si ripetesse per tutto il tempo non sarebbe un grosso problema, il punto è che la narrazione si sposta senza preavviso, e all’apparenza solo per comodità dell’autore, dalla prima alla terza persona, da un personaggio all’altro, avanti e indietro come un ubriaco che barcolla. Il quadro d’insieme è una narrazione frammentata, non omogenea, confusa, in altre parole disordinata. Molte storie vengono raccontate in questo libro, in realtà troppe.
   Se proprio qualcuno vuole togliersi il pensiero, come me, e leggere il libro di qualcuno che può scrivere canzoni bellissime, fatelo pure. Ma rimarrete delusi dall’animale più disordinato di tutti: l’uomo.

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