venerdì 18 maggio 2012

Piagnistei

   Con Harry Potter e l’Odine della Fenice mi spiace dire che giungiamo all’apoteosi del vittimismo di Harry, soprattutto all’inizio del libro. Ma anche a metà. E anche alla fine. Ma lasciamo perdere...

   Ovviamente mi piace molto il fatto che Dudley venga attaccato dai Dissennatori e tutto il discorso che ne consegue con i Dursley, ma dopo quello tutto ciò che segue per un bel po’ di pagine è solo «Oh, il povero Harry è rimasto confinato a Privet Drive per un mese! Oh, il povero Harry deve fare un’udienza! Il povero Harry che deve abbandonare Sirius!» Una palla mortale, insomma.
   Non mi piacciono i personaggi che si auto-compiangono o che vengono vittimizzati per essere compianti dai lettori. Va bene giusto che vengono compianti da qualche personaggio, ma se è fatto apposta per farci pensare “oh povero”, mi dà fastidio.
   Durante tutto il libro poi Harry non fa altro che compatirsi, milioni di sfighe si ritorcono contro di lui, e mi sta decisamente antipatico. Più del solito, a dirla tutta.

   Piuttosto, parliamo di Sirius Black: credo che lui sia uno dei personaggi più a tuttotondo che ci sia mai stato nella saga. Prima di tutto perché ha difetti ben visibili, ma non solo quelli.
   Ogni personaggio, in Harry Potter, è in qualche modo assoluto. Hermione è assolutamente intelligente, Ron assolutamente simpatico, Malfoy assolutamente… assolutamente stronzo, e così via. Sirius invece è incredibilmente coraggioso, ma anche parecchio irresponsabile, è intelligente e astuto, ma tende ad arrabbiarsi spesso e assumere comportamenti infantili che mettono a disagio gli altri, come quando si rinchiude in camera sua e diventa taciturno alla prospettiva che Harry se ne vada. Questo in particolare, anche se è da biasimare, lo accolgo come un comportamento veramente ottimo da parte sua. Voglio dire, è umano! È fantastico! Finalmente qualcuno che ha molte sfumature, qualcuno che non è solo bianco o solo nero. Qualcuno con del grigio e qualche altro colore addosso.
   Inutile dire che la morte di Sirius alla fine del libro è stata da me compianta profondamente da un lato, perché era morto uno dei pochi personaggi “in technicolor”, ma dall’altra non posso che esserne felice. Non uccidetemi, ora vi spiego perché.
   La Rowling, creando questo personaggio, lo ha reso così vero che anche se non viene mai detto esplicitamente, si capisce benissimo che Sirius rimpiange molte cose del passato, e che la sua vita attuale non lo soddisfa, come se fosse depresso, ma a livelli veramente patologici. Si porta dietro un’angoscia terribile e in un certo senso è una liberazione il fatto che lui muoia, da un lato mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Sembrava una persona infelice, ecco. Azkaban, la reclusione, il suo passato in generale sono tormentati, e quasi mi fa piacere che abbia smesso di assilarcisi.

   Il quinto, comunque, è il libro più esasperante per molti versi. Non solo da un lato c’è Harry – guardatequantosonosfigato – Potter, ma c’è anche… Dolores Umbridge!

Ammettetelo,
la volete morta più di Voldemort

   Da un lato devo ammettere di amarla, perché è proprio lei che fa diventare la storia interessante. Insomma, se non ci fosse Dolores Umbridge non ci sarebbe tutta la faccenda “politica”: il Ministero della Magia che cerca di intromettersi negli affari di Hogwarts, l’Esercito di Silente, le varie punizioni e restrizioni che rendono la vicenda sempre più cupa, e in un certo senso più adulta.
   Credo che sia questo il libro in cui Harry Potter è passato da essere un libro per bambini e ragazzi giovani (seppur apprezzato anche da un pubblico adulto) a un libro sicuramente non per bimbi. Insomma, vogliamo davvero leggere ad un bambino come Harry si squarcia la mano scrivendo “Non devo dire bugie” per colpa di una sadica feticista del rosa? Credo di no.
   Comunque, dicevo che è proprio la Umbridge a portare un po’ di pepe alla storia, sebbene sia il personaggio più odiato, anche da me, visceralmente. Cioè è proprio negativo: è razzista ed è sadica, oltre che essere ottusa e irragionevole fino all'esasperazione. Per cui la parte razionale del mio cervello la ama, quella che invece legge il libro vorrebbe strozzarla ogni volta che compare il suo nome.

   Tuttavia, se devo essere sincera, “L’Ordine della Fenice” è l’Harry Potter che mi piace di meno. In primis perché tutto il libro è farcito di sfighe rivolte ad Harry, che dopo un po’ mi annoiano. Se non ci fossero forse sarebbe uno dei miei preferiti (certo è arduo scegliere il migliore) perché con tutte le vicende che si intersecano nella narrazione è a dir poco perfetto. Purtroppo le lagne di Harry straripano dalle pagine e non riesco proprio a sopportarlo.
   Mah, sarà che la Rowling nei suoi quindici anni lo ha voluto rendere un po' emo.

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