giovedì 2 gennaio 2014

Hunger Games La ragazza di fuoco - Suzanne Collins

   Sarà la ferma decisione di tornare a scrivere, o le vacanze natalizie che mi permettono più tempo libero, ma leggo come un treno e non voglio fermarmi. Questo implica che abbiamo, a distanza di non molto, un’altra recensione.
   Come potete ricordare avevo recensito il primo Hunger Games con entusiasmo, e ora a distanza di quasi un anno mi ritrovo a leggere il secondo. Forse a causa della leggera immaturità che ho riscontrato nel primo libro, non sono impazzita per comprare il secondo appena dopo averlo finito, e probabilmente è per questo che ho aspettato così tanto tempo per leggerlo. In effetti “Hunger games – La ragazza di fuoco” è il regalo di un’amica per Natale, per cui non è vero neanche che l’ho comprato. Comunque sia ho apprezzato moltissimo il regalo e ho letto con avidità.


   La prima cosa da dire di questa seconda prova di Suzanne Collins è che il libro è sicuramente più maturo del primo, sia a livello di personaggi che di trama. Sia perché Katniss è meno petulante e più simpatica, sia perché l’argomentazione è più ampia. Non si tratta più di salvare sé stessi e i propri cari, si tratta di salvare un popolo. In particolare la popolazione di Panem.
   Sono contenta perché, finalmente, ho trovato una protagonista che mi piace. Ammetto di nuovo che, se dovessi mai incontrare Katniss, le tirerei un ceffone dopo dieci minuti per la sua incredibile cocciutaggine e stupidità (insomma, si può che passa un intero libro a vedere che tutti le danno una mano e a non rendersi conto di nulla?!), ma lo farei con rispetto. Il personaggio di Katniss è molto migliorato dal libro precedente, intanto adesso non fa più la finta tonta riguardo ai sentimenti di Peeta e Gale, e non sfoggia la sua superiorità intellettuale di fronte agli abitanti di Capitol City. Inoltre Katniss ha incarnato una delle mie più profonde fantasie letterarie: un protagonista che non vuole essere protagonista. Almeno all’inizio. Katniss è la pedina fondamentale della rivoluzione dei distretti di Panem, ma non vuole esserlo. Per buona parte del libro desidera scappare e voltare le spalle a tutti, salvando quelli che ama e mandando a quel paese gli altri. Questa diatriba, in realtà, continua a roderla per tutto il libro e solo nelle ultime pagine si rende conto di essere lei quella che deve portare avanti la rivoluzione, altrimenti non lo farà nessuno. Per il resto del tempo, all’inespressa domanda: «Katniss, invece di vivere la tua vita da vincitrice, ti andrebbe di metterti in pericolo per migliaia di sconosciuti, mettendo così a rischio te stessa e chi ami?», lei risponde:
 
   Insomma, dove altro la trovate una protagonista come lei? Katniss prima di rassegnarsi ad essere Ghiandaia Imitatrice della rivoluzione è egoista, impulsiva, pensa solo a salvare Peeta e per lei gli altri possono anche crepare. Insomma è una persona reale, che non ha sempre intenti nobili e prende decisioni sagge e coraggiose.
   Continuando a parlare di personaggi, ecco, non si può avere tutto dalla vita. Perché Peeta, che nello scorso libro mi era piaciuto tanto, adesso comincia a stancare. Il bravo ragazzo che non farebbe male ad una mosca nella situazione del precedente libro era molto interessante. Ci si domanda come si comporterà una persona con il suo carattere negli Hunger Games. Ma ora che non si tratta più solo di “giochi” ma di vera rivoluzione, Peeta dovrebbe tirare fuori quel suo innato charme di cui tanto si vocifera e usarlo contro il presidente Snow. Invece lui riesce a ferirsi innumerevoli volte, dimostrare quanto è sensibile, quanto è innamorato di Katniss, e alla fine riesce anche a farsi catturare. Peeta, a mio parere, sarebbe un personaggio interessantissimo se gli permettessero di giocare d’astuzia. Come carne da macello nell’arena è sprecato! Lui dovrebbe essere colui che guida la rivoluzione dall’interno, con le sue parole infiammanti e la sua astuzia. Nell’arena, fa solo la figura del babbeo.
 
   A questo proposito arriviamo ad un altro punto che mi sta molto a cuore.
  La politica è la chiave di questo secondo libro. Ricorda moltissimo “1984” di George Orwell (probabile che vi sia almeno un po’ ispirato). La società è controllata, più che dalla forza, dalla psicologia, e quando Katniss entra in questo meccanismo le viene chiesto di fingere per la popolazione, per tenerla sotto controllo. Ho trovato molto interessante questo fatto, che nel libro precedente era stato appena accennato, e infatti la parte del libro che ho preferito è quella in cui sono fuori dall’arena.
   Solo una cosa ho trovato inconcepibile ma, purtroppo, è uno dei perni del libro. Un uomo che manipola la popolazione con leva psicologica – terrore e speranza – come il presidente Snow, non potrebbe mai indire degli Hunger Games come questi. Il compito di Snow è quello di tenere i Distretti in ordine e allietare Capitol City con i giochi. Usando vecchi tributi Snow crea agitazione fra i Distretti perché annuncia apertamente di essere a conoscenza dell’imminente idea di ribellione e avere tutta l’intenzione di combatterla, annunciando che "anche i più forti non possono competere con Capitol City". Inoltre manda a morte i precedenti vincitori, amati da tutta Capitol City, e così nemmeno alla capitale piacciono i settantacinquesimi Hunger Games. Sono dei giochi controproducenti, tanto che un uomo intelligente come Snow non li avrebbe mai organizzati. Il punto di quei giochi era uccidere Katniss, questo è logico, ma ci sono moltissimi modi per ucciderla o renderla inoffensiva. Snow, che tanto ama la psicologia, non userebbe la violenza.
   Il libro poteva essere molto più interessante se Katniss avesse guidato consapevolmente la rivoluzione da fuori l’arena.
 
Jennifer Lawrence, com'è comprensibile interpreta Katniss nel film.
 
   La storia comunque è bella anche così, e queste sono preferenze personali. Ci tengo poi a precisare che ho apprezzato moltissimo tutti i nuovi personaggi, e l’idea dell’arena/orologio era fantastica! Anche il finale mi è piaciuto molto, e adesso sono curiosa di sapere come andrà a finire.
 
   Ho visto anche il film, di “Hunger Games – La ragazza di fuoco”. Consiglio a tutti anche il film, se non altro perché ci sono un sacco di attori meritevoli, fra cui Jennifer Lawrence e Woody Harrelson (che sta meglio con i capelli lunghi che non dal vero), ma anche Philip Seymour Hoffman e Stanley Tucci. Soprattutto la Lawrence, è un’attrice fantastica e piena di talento. Devo ammettere che sono curiosa di vederla in altri film, e spero che ne faccia a valanghe. Penso che sia una donna di cui potrei anche innamorarmi!
   Comunque sia, non chiedetemi se è meglio film o il libro perché non vi so rispondere. Entrambi sono molto belli ma forse, per quel che sono, è riuscito meglio il film.

Nessun commento:

Posta un commento

Ogni commento sarà bene accetto!
Grazie dell'attenzione e del tempo dedicatovi.