giovedì 20 novembre 2014

Ingannevole è il cuore più di ogni cosa - J. T. Leroy

   Sono passati parecchi anni da quando ho letto questo libro ma poco tempo fa ho avuto modo di riprenderlo fra le mani. Non ricordo nemmeno da dove lo presi, ma di certo non lo comprai io perché di sicuro avrei attirato le domande scomode di mia madre, un po’ come quando leggevo “Noi, i ragazzi della zoo di Berlino”, lei mi guardava con gli occhi tondi e cercava di psicanalizzarmi, ottenendo reazioni del genere:
 
   Autobiografia dello stesso Leroy, la vicenda racconta della sua infanzia assieme alla madre, una prostituta tossicodipendente, Sarah.
   A cinque anni Jeremiah viene portato via alla famiglia adottiva e la sua custodia torna alla madre naturale, che appena pochi mesi dopo averlo riavuto lo carica in macchina e comincia con lui una vita da vagabondi, fra alcol, droga e i diversi fidanzati della donna.
   Il rapporto che hanno Sarah e Jeremiah è sin dall’inizio conflittuale. Il bambino vorrebbe tornare dai genitori adottivi, quindi Sarah per impedirgli di fare capricci gli racconta bugie crudeli, ad esempio che i suoi genitori adottivi non gli vogliono bene perché è un bimbo cattivo, oppure che se non fa il bravo la polizia andrà a prenderlo per portarlo in prigione.
   Jeremiah viene più volte picchiato dai compagni della donna senza che lei muova un dito – e anzi, incitandoli a “dargli una bella lezione” – e, quando si ritrova da solo con l’ex marito di lei, viene violentato.
   Una volta sottoposto a cure mediche e psichiatriche il bambino viene mandato dai nonni, fondamentalisti cristiani che gli fanno studiare la bibbia e, se non la studia bene, lo picchiano. Rimane assieme a loro per qualche anno, finché Sarah non torna a riprenderselo. Ricomincia la vita di droga e prostituzione per la donna, maltrattamenti fisici e psicologici per il protagonista.
   Il libro si chiude quando Jeremiah è ormai adolescente ed ancora assieme alla madre. Dati i continui maltrattamenti ha sviluppato delle tendenze omosessuali e sadomasochistiche.
 
   Tristi e preoccupati per il povero Jeremiah “Terminator” Leroy? Ma tranquilli, non dovete! Perché è tutta una farsa.
   Se qualcuno ha già sentito parlare di questo libro forse lo sapeva. Quando l’ho letto mi aveva colpito molto perché pensavo a questo povero bambino sballottato fra una violenza e l’altra, e avevo quasi preso la faccenda a cuore! Poi, la scoperta: J. T. Leroy non esiste, è un invenzione della scrittrice Laura Albert.
   Ma vaff…! Si può dire? Io dico che si può.
 
   A quanto pare Laura Albert stava cercando di vendere il suo manoscritto “Sarah”, primo pubblicato dal fantomatico J. T. Leroy, ma credeva che essendo lei una sottospecie di desperate housewife nessuno l’avrebbe presa sul serio se avesse presentato romanzi di quel genere. Quindi si inventò un soprannome, Terminator, e un nome Jeremiah Leory, per dare più pathos e interesse ai suoi libri.
   Quando lo scoprii ci rimasi malissimo.
 
   Ora che rispolvero questa cosa non riesco a fare una recensione più lunga. Avrei voluto parlare del libro in maniera più approfondita perché in fin dei conti non posso dire che non mi fosse piaciuto. Stile diretto, crudo, di sicuro non per stomaci delicati, ma tutto sommato un libro che fa riflettere (a questo punto poco importa che sia vero o no, la sostanza c’è). Ma, giuro, non ce la faccio, mi dà troppo fastidio!
   Commenti? Io ne ho solo uno:

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