giovedì 22 gennaio 2015

Leggere è un'arte #1: La passione di Artemisia - Susan Vreeland

Lessi “La passione di Artemisia”, di Susan Vreeland, come lettura estiva per la scuola. Era il terzo anno di liceo e il primo nell’indirizzo di beni culturali, quindi comprai zelantemente il libro e iniziai a leggerlo cercando di vederne il lato pedagogico, che peraltro persi subito di vista: la storia mi aveva appassionata sin dalle prima pagine.
Non conoscevo bene Artemisia Gentileschi, avevo visto i suoi dipinti e li avevo studiati solo superficialmente, perché non rientravano nel programma.
 
So che detto da una persona che si dice appassionata di arte e ha frequentato il liceo artistico (e se ne vanta) può sembrare strano, ma l’arte di quegli anni non mi ha mai colpita molto, se non per la precisione dei dipinti e delle sculture.
Il fatto è che gli artisti, all’epoca, dipingevano soprattutto su commissione e non sempre avevano tutta la libertà che desideravano – pur lasciando ognuno il suo tocco personale. Inoltre non dimentichiamo che la religione aveva una grandissima importanza, e i soggetti delle opere erano perlopiù religiosi. Questo è, soprattutto, il motivo per cui l’arte prima del 1700 non è una delle mie preferite.
L’apprezzo, in diversi artisti, per la precisione del tocco e l’originalità di alcuni dipinti o statue che, pur rispettando i canoni e regole morali e sociali dell’epoca, hanno qualcosa di diverso. I temi, però, alla lunga sono sempre gli stessi. La mia non è una critica, solo una constatazione.
Anche dopo aver letto il libro, Artemisia Gentileschi non riesce ad essere una delle mie pittrici preferite, sia per lo stile, caravaggista senza mai raggiungere il modello di Caravaggio, sia per le tematiche, che sono sempre le stesse e alla lunga stancano. Non mi dispiace vedere una sua mostra, ma ammetto che non è la mia prima scelta.
 
Susan Vreeland
Leggendo il libro della Vreeland ho capito come mai certi temi sono così ricorrenti nella produzione della Gentileschi, ho scoperto moltissime cose sulla vita della pittrice e anche fatto un bel salto nel passato, nell’Italia a cavallo fra il 1500 e il 1600, a Roma, Napoli e Firenze.
Una delle prime cose che saltano all’occhio, leggendo il libro, è quanto l’autrice si sia documentata, sia sulla protagonista che sull’arte, la storia e i personaggi – tutti realmente esistiti – che compaiono nel libro. Vedere che un autore si documenta su qualcosa mi fa sempre piacere, indica vero impegno e non superficialità.
Veniamo a sapere molto della vita di Artemisia. In primis lo stupro che subì da Agostino Tassi, un collaboratore del padre di lei, anch’esso pittore. Questo la portò ad avere rapporti freddi con il padre in quanto questi, per motivi economici, non volle interrompere il suo rapporto lavorativo con Tassi. Poi il matrimonio con un pittore e la nascita della figlia che, se inizialmente le dà soddisfazione, inizia ad un certo punto a sfaldarsi con i tradimenti del marito.
Scopriamo così, e ci viene confermato con uno sguardo alle opere pittoriche, che Artemisia fu una pittrice di talento, ricettiva degli stili e alle mode del tempo, ma con uno sguardo differente e personale sul mondo dell’arte. I suoi dipinti rispecchiano la sua vita. Sono la conseguenza dell’essere donna in un mondo in cui la donna deve sempre lottare, lottare ancora più delle altre, se pensiamo che l’arte è sempre stata un campo di battaglia già per gli uomini.
Se siete interessati di arte, dopo aver letto questo libro guarderete ai dipinti della Gentileschi con occhi diversi. Seppur ad un certo punto ripetitivi, i quadri come “Anna e i vecchioni”, “Giuditta e Oloferne” e “Cleopatra”, avranno un senso nuovo. Io personalmente li ho interpretati come lo sfogo di un’artista che, consapevole di essere sottostimata a causa del suo sesso, ha dato il meglio proprio eleggendo come suo principale tema la donna.
 
Lo stile della Vreeland è scorrevole, e penso che questo sia indice di grande capacità perché l’autrice si ritrova spesso a parlare di arte con termini tecnici, o magari a spiegare concetti e abitudini che per noi, oggi, sono del tutto estranei. La storia rimane realistica grazie a questi dettagli, ma non ne è appesantita. Il romanzo non è mai noioso, troppo complesso o simile ad un libro di storia o di tecniche pittoriche.
Non posso che concludere consigliando questo libro a tutti. Certo è una lettura che troverà maggior successo in un pubblico femminile, ma penso che anche gli uomini possano apprezzarla. In più chiunque ami l’arte o la storia può trovarla una lettura interessante, oltre che un romanzo appassionante.
 
Artemisia Gentileschi
 

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