martedì 20 gennaio 2015

Piccole donne - Loiusa May Alcott

   Da ora in poi credo che diffiderò dei libri per bambine e ragazze del 1800, perché ne ho letti due piuttosto famosi e apprezzati ed entrambi, per me, sono stati terribili. Forse il buonismo con il quale all’epoca volevano educare le fanciulle non è il mio genere.
  Ho letto “Piccole donne” di Louise May Alcott, ma non credo che cercherò “Piccole donne crescono” e i due meno celebri seguiti, perché sia la storia che lo stile non mi hanno entusiasmata. In aggiunta a questo l’edizione che mi è capitata fra le mani non era delle migliori, perché era piena di refusi e veri e propri errori ortografici, che impedivano una lettura scorrevole.
   Più un libro è famoso, più voglio leggerlo e, se mi delude, sono ancor più motivata a scriverne una recensione, perché questo mi permette solitamente di capire come mai non ha incontrato i miei gusti. Sono curiosa di sapere perché in molti lo apprezzano, e voglio spiegare come mai a me non è piaciuto.
   Quindi passiamo alla trama.
 
   In “Piccole Donne” entriamo nella vita della famiglia March, in particolare delle sue donne. Meg, Jo, Beth ad Amy sono sorelle, vivono assieme alla madre e attendono che il padre, partito volontario per la guerra, faccia ritorno.
   Ognuna delle sorelle ha un carattere differente e diverse difficoltà personali da superare. Se per la maggiore, Meg, è la decisione di sposarsi e la consapevolezza di star diventando donna, per Jo è controllare il suo carattere irascibile. Beth combatte contro la sua timidezza mentre la minore, Amy, cerca di essere meno vanitosa. A vegliare su tutte loro la signora March, madre amorevole e prodiga di consigli e insegnamenti, mentre a rallegrare le loro giornate c’è Laurie, nipote del loro benestante vicino.
   I capitoli si susseguono uno dopo l’altro, ricchi di insegnamenti e piccole avventure per ognuna delle protagoniste, che da ogni giorno traggono una nuova esperienza e, con questa, preziose lezioni di vita.
 
   Mi sono documentata un poco sulla Alcott prima di sputare sentenze, perché non mi va di parlare – soprattutto parlar male – di un libro se non ne so nulla. “Piccole donne” nasce come un racconto autobiografico, infatti ci sono molte similitudini fra la vita della sorelle March e la vita della famiglia Alcott. Ancor più similitudini troviamo fra l’autrice e il personaggio di Jo, ragazzaccio della famiglia e aspirante scrittrice con un carattere difficile.
   Questo però non giustifica che il libro sia, a conti fatti, privo di trama.
   Non esiste una rotta principale, semplicemente il libro narra varie vicende di quattro sorelle. Il fatto che sia ambientato nella metà del 1800 non significa nulla, poiché molti classici dell’epoca sono estremamente entusiasmanti e si basano su una trama con un filone centrale.
 
   Partiamo da un semplice presupposto: in un libro deve succedere qualcosa. Sempre.
Louisa May Alcott
   Anzi, penso che il nocciolo di leggere e/o scrivere un libro sia raccontare una vicenda nella quale accade qualcosa di inaspettato o nuovo. Un avventura, un cambiamento interiore, una storia d’amore, una storia di morte, qualsiasi cosa! Solitamente, all’inizio di un romanzo, i personaggi incappano in qualcosa che cambia la loro vita. Può essere un altro personaggio o una situazione, ma questo porterà dei cambiamenti che influenzeranno le loro decisioni, che saranno il centro della nostra storia.
   Se questo centro non c’è stiamo in realtà leggendo un libro che parla di come i fatti si svolgono quotidianamente. Ma se io leggo un libro non voglio qualcosa di quotidiano, qualcosa che posso vedere semplicemente guardando fuori dalla finestra. Voglio qualcosa di straordinario, una storia che forse non potrà mai essere, che esiste solo perché la leggo.
 
   Purtroppo non ho trovato nulla del genere in “Piccole donne”.
   Le protagoniste sono perfette, pur nelle loro piccole e trascurabili imperfezioni, poiché cercano sempre di migliorarle e sono anche fin troppo severe con loro stesse, cercando così le facili simpatia del lettore. Non esiste un solo personaggio negativo, non uno! E a stare a guardare non esiste nemmeno un nemico.
   A me non è piaciuto, ma la mia opinione non è l’unica, quindi se qualcuno lo ha letto mi dica: a voi è piaciuto?

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