domenica 19 novembre 2017

La figlia della fortuna – Isabel Allende

Non ricordo quando ho letto per la prima volta Isabel Allende, deve essere stato in terza media o poco dopo (a pensarci adesso infatti non è che capissi proprio tutti i passaggi), ma è una delle autrici che conosco da più tempo, e della quale ho letto molto. Ricordo ad esempio quanto fossi contenta dell’uscita di “La città delle bestie”, dato che già avevo letto “La casa degli spiriti” e mi era piaciuta. Inoltre la trilogia che ne seguì era per ragazzi, ed ero più felice di leggere una storia più leggera.
Il mio rapporto con la Allende dura da parecchio insomma, anche se è una di quelle autrici con la quale non sono al passo e che leggo sporadicamente, nonostante la apprezzi molto. Mi sono ricordata di lei qualche tempo fa e, non appena ne ho avuta l’opportunità, ho recuperato un suo vecchio romanzo e ho iniziato a leggere “La figlia della fortuna”.

Il 1800 è appena iniziato e Vàlparaiso è una delle cittadine più importanti del Cile. Viene scelta come approdo dai fratelli Sommers, che fuggono da uno scandalo che li ha colpiti in Inghilterra, e lì decidono di mettere radici. La famiglia è composta da tre fratelli, il capitano John, che passa più tempo per mare che in terra, l’uomo d’affari Jeremy e dalla solare e bellissima Rose. Quando quest’ultima si trova davanti alla porta una neonata avvolta in un panciotto la adotta e la cresce come una figlia, dandole il nome di Eliza.
La bambina cresce alla maniera inglese, imparando come ci si comporta da signorina e con tutti gli agi di una lady, pur sviluppando un forte legame con la sua terra grazie alle cure della domestica, una india che lei chiama Mama Frésia. L’idillio finisce quando la ragazza si innamora di Joaquin Andieta, un giovane dalle idee rivoluzionarie con il quale intreccia una relazione passionale, fatta di incontri sussurrati, di sogni per il futuro e di piani per fuggire insieme. Almeno fino a quando non accadono due cose: in California scoppia la febbre dell’oro ed Eliza rimane incinta.
Joaquin si imbarca verso l’avventura e l’ignoto, con l’intento di tornare ricco e sposare Eliza, senza sapere che lei aspetta un figlio. Passano poche settimane e la ragazza, che nasconde a fatica la gravidanza, prende una decisione folle, ma ferma: raggiungerà il suo amato in California.
Grazie all’aiuto di un giovane medico cinese riesce a salire su una nave come clandestina, ma durante la traversata perde il bambino. Quando i due sbarcano a San Francisco scoprono un mondo ricco di possibilità, libero dalle regole che conosceva Eliza e bisognoso dell’aiuto che un medico come Tao Chi’en può offrire.
Tuttavia la California si rivela anche molto diversa da ciò che raccontavano. Invece della terra ricca di pepite d’oro che promettevano esiste solo la fatica dei minatori, un dilagante razzismo contro gli stranieri di ogni dove, che i gringos non fanno che fomentare, e terre ignote e sconfinate, pericolosissime se percorse da soli.
Eliza si mette in viaggio alla ricerca di Joaquin Andieta, pur tenendosi sempre in contatto con Tao Chi’en, cheè diventato il suo più caro amico. Per viaggiare più comoda e sicura si finge uomo, e si spaccia per il fratello minore di Andieta, così che i viaggiatori e le compagnie che trova lungo la strada cominciano a chiamarlo ‘el chilenito’. Ma i mesi passano e i ricordi dell’amante si fanno sfocati, i contorni della sua immagine svaniscono fra le terre selvagge della California, che inghiotte tutti i suoi tentativi. Joaquin Andieta si fa sempre più lontano dal cuore e dalla mente di Eliza, occupata da altre avventure e da nuovi affetti, mentre all’orizzonte comincia a profilarsi l’immagine di un bandito la cui storia assomiglia pericolosamente a quella di Joaquin.

Ultimamente con i libri è un periodo un po’ sfigato. Fatico a trovarne uno che mi catturi e ne ho lasciati molti a metà (fortuna che con la biblioteca i rimpianti sono meno!). Circa a metà di questo romanzo stavo per arrendermi e scartarlo come l’ennesimo che non è stato di mio gusto, perché una buona parte è dedicata all’infanzia e all’adolescenza di Eliza.
All’inizio è piacevole, come tutti i libri della Allende. L’autrice immerge il lettore nella storia con una delicatezza e un calore tali che leggerla è come rientrare a casa mentre fuori nevica, e trovare un camino acceso e dei colori vivaci a darci il benvenuto. Si conoscono i personaggi, si apprezza il ritmo della storia, calmo ma inarrestabile. Dopo un po’, tuttavia, forse proprio per chi già conosce la Allende, la storia comincia a perdere di attrattiva.
L’infanzia dorata e sognante della protagonista, in un Chile presentato in maniera estremamente vivida, somiglia molto a quella di altre sue eroine, tanto che ci si chiede quando finirà. Ma se tenete duro e riuscite a superare lo scoglio, il resto è tutto in discesa. Infatti dopo la partenza di Eliza il romanzo diventa più avvincente, abbandona le tinte rosa che ha mantenuto fino a questo momento e il realismo magico tipico dell’autrice si smorza. Ed ecco che il libro diventa speciale, caratteristico: un romanzo d’avventura, ambientato nel selvaggio west di metà ottocento!

Oltre a questo, ho adorato tutti i personaggi, cosa che fino ad ora non mi era mai successo. Tutti, anche quelli che rimangono in secondo piano o quelli più eclettici, sono veri e adorabili e nascondono una natura umanissima dietro cliché studiati, che definirei più che altro preconcetti. Ogni personaggio si comporta come ci aspettiamo che si debba comportare, almeno fino a un certo punto. Mano a mano che li si conosce si scoprono sempre più segreti, si capisce il perché delle loro azioni e del loro carattere, cambiano assieme alla storia e si lasciano alle spalle il personaggio un po’ maschera con il quale avevano iniziato il viaggio.
Il mio preferito è Tao Chi’en, il medico cinese reinventatosi cuoco su una nave. La storia di Tao Chi’en, per buona parte della sua vita noto solo come Il Quarto Figlio, è avvincente, appassionante, dolce e triste al tempo stesso. Sono rimasta conquistata dalla furbizia di Tao, che trova modo più volte di salvarsi la pelle, è avido di apprendere e, anche se ha vacillato in alcuni periodi della sua vita, si è rimesso in piedi e ha infine deciso di dedicarsi vita ad una causa nobile, seppur pericolosa.
I fratelli Sommers sono alcuni dei miei personaggi preferiti, per forza di cose quella che mi è piaciuta di più è Rose, perché è la più approfondita. Una donna elegante, allegra, che ha preso quel nubilato forzato che lo scandalo le ha imposto come l’opportunità per vivere libera. I piccoli segreti della donna, che vengono svelati tutti solo alla fine del romanzo, le conferiscono un’aura di mistero che non si vuole penetrare, per mantenere intatta la figura affascinante di lei.
Anche il gruppo delle tre prostitute, dette Colombe Infangate, capitanate dalla mastodontica Joe Spaccaossa e accompagnate da Babalù Il Cattivo e da un bambino indiano, mi è piaciuto. A completare il gruppo sarà El Chilenito, che metterà le sue doti di pianista a servizio dell’attività della Spaccaossa, creando con gli altri ciò che più si avvicina a un focolare nelle due carrette trainate da cavalli che usano come rifugio.

L’unica cosa che non ho apprezzato è la fine del romanzo, che secondo me si svolge troppo velocemente. Tutto viene spiegato e sistemato (anche se una parte viene totalmente lasciata all’immaginazione del lettore, e molto lo veniamo a sapere da piccole rivelazioni riguardo al futuro, che l’autrice ha sparso lungo la narrazione), ma troppo in fretta per i miei gusti, come se la narrazione dovesse finire in fretta e furia.
Ho letto il libro sul kindle e quando ero alla fine ho cominciato a chiedermi se il file non fosse danneggiato, perché mi segnalava che stavo per terminare il libro, ma mi sembrava ci fossero ancora così tante cose da dire!, e non potevano essere dette in così poco tempo. Invece la Allende le ha dette, con la sveltezza e il rigore di un riassunto, quasi, e la cosa mi è dispiaciuta.

“La figlia della fortuna” rimane un romanzo godibile, che a tratti mi ha appassionata molto, anche se non lo ritengo uno dei migliori lavori di Isabel Allende.
Ovviamente questo non significa che non leggerò altri suoi romanzi! Avrò sempre un occhio di riguardo per quest’autrice, che ha la capacità di incantare con le sue storie.


5 commenti:

  1. Ciao Patty, che bella recensione! Io conosco poco la Allende, anche se ho letto la casa degli spiriti quando andavo al liceo. Purtroppo questo romanzo ha subìto quelle letture lampo che gli studenti fanno quando sono di corsa. Io infatti l'ho letto in 3 giorni perché avevo la scadenza imposta dalla scuola e ad un certo punto mi si incrociavano gli occhi. Da allora non l'ho più ripresa pur avendo svariati volumi in casa, anche in lingua originale. Questo romanzo però sembra molto interessante e tu lo hai raccontato con grande passione ed onestà, evidenziandone i punti deboli. Questo non può che essere un incentivo per riprendere in mano questa autrice con più consapevolezza e, magari, più tempo! ^_^ Grazie per aver ravvivato la mia curiosità! Un bacione.

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    1. Purtroppo essere costretti a leggere un libro può rovinare un romanzo che, se letto nel momento giusto, potrebbe essere bellissimo agli occhi dello stesso lettore!
      Sono felice che questa piccola recensione ti abbia ricordato di Isabel Allende, spero che questo libro piaccia anche a te :)

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  2. Il tuo rapporto con la Allende è praticamente identico al mio, anche se io ricordo benissimo la prima volta che lessi qualcosa di suo: ero in quarta liceo e la prof di italiano stilò la classica lista di libri da leggere per le vacanze estive, dalla quale potevamo liberamente scegliere tre titoli. Uno di quelli che scelsi io fu La casa degli spiriti. Adoro la scrittura di quest'autrice, e le storie così dense che riesce a creare, nelle quali sembra confluire un intero piccolo universo.
    Ti consiglio di recuperare al più presto Ritratto in seppia: lì la protagonista è veramente poco interessante rispetto a tutti gli altri protagonisti della Allende, ma gran parte del libro è dedicato proprio ad Eliza e Tao Chi'en, ed il lettore ha finalmente la possibilità di scoprire com'è proseguita la loro vita. Io li ho amati tantissimo, e dal momento che hanno conquistato anche te direi che non puoi proprio rimandare questa lettura :)

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    1. Grazie del consiglio!
      Cercherò di recuperare in fretta il seguito perché mi sono affezionata tantissimo a Eliza e Tao e spero di scoprire, nel prossimo libro, che le cose sono andate bene per loro.
      La Allende ha questa capacità di farmi amare personaggi che in un primo momento non mi colpiscono poi, quando vengo a sapere la loro storia, comincio ad adorarli! Ad esempio, non avrei mai detto di potermi affezionare così ad un medico cinese del 1800 xD

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    2. Ahahaha è vero, hai ragione! XD

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