venerdì 3 novembre 2017

Paris – Edward Rutherfurd

Non sono nata con la passione per il viaggio, da bambina non mi immaginavo in terre lontane, vestita da esploratrice, a scoprire nuovi mondi. Fu una gita scolastica a Parigi a insegnarmi la bellezza di scoprire una città nuova, sentire l’atmosfera che vi si respira, fare attenzione ai piccoli dettagli che la rendono diversa da ciò che conosciamo.
Complice il fatto di essere abbastanza grandi e in compagnia di ragazzi più piccoli, cui i professori prestavano più attenzione, invece di una gita sembrò una vacanza fra amici. Ricordo le corse in metro per rispettare gli orari imposti dagli insegnanti, ma anche le soste nei parchi a riposare e guardarci in giro, i musei immensi, i colori vividi della città, le stradine tortuose e i grandi viali. Ricordo la sensazione di serenità, come se tutto corresse veloce attorno a me ma io avessi la possibilità di prendermela con calma e godermi il momento.
Ho sempre una parola buona da spendere per Parigi e da quando l’ho lasciata attendo solo il momento di tornarci (è che ci sono così tanti posti da vedere, e un luogo nuovo suscita sempre più curiosità di uno già visitato). Per questo probabilmente fui così felice quando scoprii un romanzo storico ambientato proprio a Parigi, che ripercorre la storia della città dal medioevo all’illuminismo, dalla rivoluzione francese al periodo dorato della belle epoque, per poi sprofondare nell’occupazione tedesca e nel periodo della resistenza.

La narrazione si apre nel 1885, il giorno dei funerali di Victor Hugo. Come era stato festeggiato il suo ritorno in Francia dopo l’esilio, allo stesso modo la gente scende in piazza per dargli il definitivo addio. La folla si accalca nelle strade della capitale per omaggiare il grande autore seguendo il corteo funebre, ma le persone sono così tante che Thomas Gascon è costretto ad arrampicarsi su un edificio per vedere qualcosa, ed è in quella che vede una ragazza, così bella che decide che un giorno la sposerà.
Ci vuole un po’ per scoprire se Thomas riuscirà o meno nel suo intento. Infatti mentre lui e suo fratello Louis si arrangiano come possono per procurarsi da vivere (chi come operaio per monsieur Eiffel e chi come cameriere al Moulin Rouge), altre vicende e altri personaggi compaiono nella narrazione. I Gascon sono infatti solo una delle famiglie coinvolte, e nemmeno la più antica.
Abbiamo Jaques Le Sourd, discendente di colui che veniva soprannominato Ammazzaratti di Parigi, ed erede di nulla più che un sentimento di odio verso i nobili che hanno assassinato suo padre e il desiderio di vendetta verso uno di loro in particolare. La famiglia De Cygne, nobili con un titolo più importante delle loro finanze, che tuttavia godono ancora di una certa reputazione, nonostante la posizione dei nobili sia sempre più in discussione. Dall’altro lato i tre fratelli Blanchard, borghesi il cui padre ha saputo mettere in piedi un impero e facenti parte della nuova classe di ricchi. Infine la famiglia di Jacob il mercante, ebrei tornati a Parigi da poche generazioni, ignari dei pericoli che il secolo breve ha in serbo per loro.
Queste famiglie sono la rappresentazione di ciò che significava far parte di una determinata classe sociale, in un periodo in cui i contorni delle classi sociali, una volta netti, cominciano a sfaldarsi e mischiarsi. Le vicende principali inoltre hanno luogo in un paese ancora in subbuglio, fra sostenitori della monarchia e della repubblica, fra chi spera in un secondo Napoleone e chi curiosa fra marxismo e leninismo, senza dimenticare le glorie della rivoluzione e gli orrori del terrore.
La storia principale copre un arco di circa cento anni ma, a fare da stacco nei modi e nei momenti giusti, le vicende della Parigi antica, quella dove le famiglie che impariamo a conoscere sono protagoniste di vicende che cambieranno il corso della loro storia futura. La città medievale ci racconta delle origini della famiglia di Jacob ben Jacob e di come si salvò dalla cacciata degli ebrei dalla Francia. Anni dopo scopriamo come i Le Sourd abbiano radici profonde nella storia della città, seppure come ladri e ingannatori. La corte del re Sole invece narra come la famiglia De Cygne si salvò dall’oblio, e prima ancora come una ramo raggiunse il nuovo mondo e lì prosperò, nelle sconfinate terre del Canada.
 
La zona di Parigi denominata Maquis, la Macchia,
dove vivevano le famiglie più povere.
Leggendo “Paris” è subito chiaro che Rutherfurd ha compiuto un grande lavoro di studio, spaziando in ogni campo toccato dalla narrazione. Dalla storia della città e della Francia ai piccoli particolari dei sobborghi di Parigi, come il Maquis abitato dalla famiglia Gascon (che oggi non è più un sobborgo ma fa parte del cuore della città). Da questioni tecniche su come vennero costruite la torre Eiffel e la Statua della Libertà, ai giardini di ninfee di Claude Monet, che egli stesso fece costruire e coltivò nella sua proprietà. Molto spesso si tratta di dettagli che poco hanno a che vedere con la storia, ma che hanno il potere di renderla più reale.
I fatti storici sono veri e verificabili e anche i personaggi che non sono nati dalla penna dell’autore (Monet, Eiffel, Hemingway) hanno un realismo tutto particolare. Mi è capitato di leggere altri romanzi nei quali comparivano figure storiche realmente esistite, e non sono mai sembrati naturali. Gli autori muovevano questi personaggi in modo goffo, intimiditi dalla loro fama. Mi sembrava di avere a che fare con personaggi che l’autore non riusciva a far quadrare, con i quali aveva timore di sbagliare pur essendosi documentato. Rutherfurd invece è riuscito a rendere protagonisti anche pittori, autori e politici di spicco come se fossero personaggi inventati. Non avevano più importanza di altri, non declamavano frasi poetiche, ed era facile immaginarli a Parigi in un bistrot o a passeggio in un parco assieme agli altri protagonisti, dimenticandosi che hanno fatto la storia e vedendoli come semplici persone, esattamente come dovevano apparire all'epoca.

Devo ammettere che è passato un po’ di tempo da quando ho finito di leggere questo libro. Solo ora mi decido a scriverne la recensione e, nel frattempo, è finita una stagione, ho finito di leggere altri romanzi, ho appeso dei quadri in casa e i ricordi di questo libro sono sbiaditi. Per un attimo, prima di iniziare, avevo la tentazione di lasciar perdere perché non ricordavo alla perfezioni tutto e mi dispiaceva non essere precisa, perché l’ho letto con gli occhi che brillavano.
Se avessi scritto subito cosa pensavo di “Paris” ne sarebbe venuto fuori molto di più. Eppure anche così, a qualche mese di distanza, mi scopro a pensare con nostalgia alle atmosfere della vecchia Parigi, e il desiderio di tornarci è sempre più grande.
Leggerò altro di Edward Rutherfurd, questo è certo, a quanto ho capito i suoi romanzi sono più o meno dello stesso stampo, ma tutti in luoghi diversi. Un ottimo modo per scegliere la prossima destinazione delle vacanze!

Parigi, quartiere di Montmartre, oggi.

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